L’osteoartrosi è una malattia degenerativa a carico delle cartilagini articolari, che decorre in modo asintomatico (al contrario di ciò che si pensa), fino a quando il processo di degenerazione comincia ad infiammare la capsula articolare, un manicotto di tessuto connettivale che avvolge l’articolazione e provvede al suo trofismo attraverso i sinoviociti, che sintetizzano il liquido sinoviale, fluido essenziale per i processi di nutrizione cartilaginea;
la cartilagine articolare non è inoltre innervata (al contrario della membrana sinoviale, della capusla e delle stutture molli che avvolgono l’articolazione)e pertanto non può essere origine di dolore, altrimenti avremmo tutti dolore alle ginocchia già a partire dal trentesimo/quarantesimo anno di età, periodo in cui inizia il fisiologico processo di assottigliamento delle cartilagini sottoposte a carico, come appunto quella di ginocchio e anca. Associare quindi la parola dolore ad artrosi è fuori luogo; si può parlare invece di dolore artrosi-correlato.
Cosa suggeriscono le evidenze scientifiche attuali nella prevenzione e nel trattamento?
Bisogna prima di tutto dire che il movimento è essenziale per la prevenzione dell’osteoartrosi, in quanto lo stimolo principale alla sintesi del liquido sinoviale è proprio dato dal movimento.
Inoltre il carico moderato è un bene per la cartilagine articolare, al contrario di ciò che si teorizzava negli anni 80. Quanto mai fuori luogo quindi cercare di preservare l’articolazione con il riposo.
Se dovessero invece insorgere sintomi artrosi-correlati, come gonfiore, limitazione e dolore è essenziale farsi prescrivere un farmaco antinfiammatorio non steroideo (FANS) dal proprio medico curante e intraprendere un percorso appropriato di riabilitazione col proprio fisioterapista, che provvederà a risolvere la limitazione funzionale, con manovre codificate, e ad instaurare un programma riabilitativo di esercizio terapeutico, appropriato alle disfunzioni evidenziate, alla severità del quadro clinico e al grado di compromissione strutturale.
Importante per la gestione del dolore la riduzione ponderale nei pazienti sovrappeso. Si è visto infatti che la riduzione del peso è associata a diminuzione significativa di fattori infiammatori a livello sistemico. questo a sua volta porta alla riduzione del dolore artrosi-correlato. Molto importante quindi la figura del dietologo o del nutrizionista, per questa categoria di pazienti.
Dubbia invece l’efficacia delle infiltrazioni di acido ialuronico. Se nel breve termine infatti la sintomatologia dolorosa sembra ridursi, non ci sono prove di efficacia nel lungo termine. Questo perché il coefficiente di viscosità del liquido sinoviale varia da articolazione ad articolazione e anche al variare del movimento per la singola articolazione; i preparati attuali non riescono ad adattarsi a queste variazioni di densità e spesso, avendo una viscosità più bassa, accelerano nel lungo termine la degenerazione articolare.
Le evidenze presenti in letteratura suggeriscono inoltre che è inutile la terapia strumentale, tanto prescritta dai medici, se non per un debole effetto analgesico non paragonabile sicuramente a quello dei FANS.