Chi troppo vuole, nulla stringe. Più volte, in occasioni diverse, mi è venuto di pensare come questa massima, ben si adattasse alla mia città. Così tante, da chiedermi se davvero, non fosse il caso, di tirare i freni, di ragionare un po’ di più sull’idea, che si vuole dare della città, prima di agire, nel suo bene, certo, ma senza cognizione di causa, e senza un piano ben strutturato in mente. Spesso, anche il troppo bene, può risultare dannoso, in alcuni casi, in altri, come più spesso accade, può contribuire all’idea di inadeguatezza, che da un po’ ormai pervade la città.
E San Severo si trova, ancora una volta, penalizzata, da scelte sbagliate, e da una certa dose, mal velata di megalomania. Perché alle volte sarebbe meglio, fare di meno, ma con più attenzione, invece che tanto, e subito. La fretta, è sempre cattiva consigliera, e se non è la fretta, è anche la voglia, di riaccendere la città, di colpo, dall’oggi al domani, a dettare scelte sbagliate. Una città viva è bella, è ricca di avvenimenti, di situazioni, ma una città ha bisogno di organizzazione, un po’ come una casa, acché il vivere non si trasformi in disordine-
Forse oggi la mia penna è avvelenata… Forse non dovrei scrivere, ma se le note, si accavallano, anche una bella sinfonia diventa rumore. Ed è quest’immagine, che ho in mente mentre scrivo. Qualcosa, di bello, di giusto, rovinato da qualcosa, che stona, che è fuori posto. È un qualcosa che si sente nell’aria di questa Domenica di settembre.
Forse dovrei tacere. Forse. Ma non posso riuscirci. Amo troppo la mia città. E se vedo, qualcosa che potrebbe farla brillare, farla tornare ad essere viva, sono contenta, e molto, perché la mia città ha voglia di colore,di gioia, di riscoprire le proprie tradizioni, di vivere nuovi eventi, di strade, dove camminare, respirando aria, allegria, e perché no anche cultura. Luoghi da visitare, in cui riunirsi, dove parlare, ascoltare, ma se vedo qualcosa che va storto, che si realizza, che è lì, ma che in un certo senso sfugge, che c’è ma che non è del tutto, un po’ lasciato a metà, o un po’ sovrabbondante, mi viene da pensare subito ad un quadro incompiuto, un bel quadro, dove l’autore, ha messo insieme tanti elementi perfetti, ma che ciò nonostante non sia mai stato finito, lasciato lì incompiuto, con qualche macchia di colore buttata lì a caso, e forse evidente. Già e questa serata mi appare così, con eventi, che presi singolarmente, sono risultati ben riusciti, degni di attenzione, come i particolari di un quadro, ma che visti d’insieme, danno un’idea tutt’altro che armonica, ed organizzata.
Ed ecco che purtroppo, non c’è verso, che la mia penna si riposi, e tiri un po’ di respiro. Ma io ci credo ancora, che questa stupenda città possa cambiare. Basterebbe poco. Un po’ di logica, un po’ di amore, e meno voglia di strafare. Perché vedere disatteso ciò che questa serata prometteva, fa male agli occhi, ma forse, una processione, alcuni eventi culturali, e un evento dedicato alle bevande e al cibo di strada, tutto insieme, e a poco distanza, era effettivamente troppo, per una sola serata. Troppo, acché andasse tutto bene, e non ci fossero intoppi, di nessun tipo. Era davvero chiedere troppo, che tutto si svolgesse, senza che qualcosa risultasse un po’ spento, un po’ sottotono.
Tante piccole cose, positive insieme potrebbero fare una luce enorme, ma insieme, non assieme, ammucchiate, buttate là un po’ a caso, in una domenica come tante. Che si proponeva di essere diversa, mentre anche il cielo butta giù qualche lacrima di pioggia. E dicendo “insieme”, dico, magari diluendo i vari appuntamenti in più giorni, avendo l’intendo non di regalare alla città una bella serata, ricchissima, ma magari qualche giorno, in modo, che la luce non brilli una volta sola, ma cominci ad essere una costante, riportando in auge l’amore per la città e per gli spazi comuni, da condividere. Perché avere una città, viva solo un giorno, e di fretta, per giunta, nella speranza vana di poter vedere, di poter afferrare tutto, non ha molto senso. A volte serve, calma per poter assaporare quel che c’è di buono, calma, per guardarsi intorno, per riflettere, per captare tutte le sfumature di qualcosa che sta accadendo, e non solo passarci in mezzo. Certe cose, certe opportunità andrebbero vissute attivamente, e non passivamente.
Una città viva e allegra fa rumore…quando c’è silenzio, bisbiglio qualcosa muore. Ma c’è sempre una misura da rispettare, un’armonia da dover restituire agli occhi e perché no, anche al cuore. Una città viva, la si vede vivere ogni giorno, non solo una sera. Una città viva, non è perfetta, convive con la sua imperfezione, ma soprattutto una città viva, è una città che fatto pace, almeno in minima parte, con alcuni dei suoi problemi, o almeno è sulla strada per risolverne alcuni. Una città viva non si accende e spegne, ad intermittenza, come le lucine dell’albero di natale. Una città viva, è costante, consapevole dei propri limiti, ma ben organizzata, pulita, e piena di prospettive. E purtroppo, lo dico a malincuore, prima di tornare a vivere, San Severo ha ancora molti traguardi da raggiungere. Spero solo che prima o poi si troverà il modo di spingere la città nella giusta direzione.