Opinione

AMARE SAN SEVERO

Scritto da Marirosa Tomaselli

Spesso queste parole, mi sono sovvenute alla mente, così spesso che innumerevoli volte mi sono chiesta cosa significassero davvero. Come qualcosa, che conosci, che ti è sempre sotto gli occhi, ma ad un tratto ti diviene estraneo, e non perché sia cambiato qualcosa, ma perché è diventato scontato, e alla fine, a furia di dare per scontato qualcosa, si perdono i punti di riferimento, i contorni diventano sbiaditi e sfocati sino a quanto questo qualcosa perde il suo significato e diventa, una vuota cornice.

Ma allora cosa vuol dire amare San Severo? Vuol dire vederne la bellezza, ma non vederne i difetti? Vuol dire amarla, nonostante i suoi difetti? O ancora, anche se allo stato attuale è quasi surreale dirlo, amarla per i suoi difetti?

Forse, la terza ipotesi, è quella che più si avvicina alla realtà attuale, dal momento che i “difetti” di San Severo sono sempre, lì immobili e perenni, ben radicati e assai lontani dall’essere corretti.

Quali sono i difetti di una città? In primis tutte quelle piccole o grandi mancanze da cui una città è affetta. Per esempio una scarsa, o inesistente cura delle strade, del verde pubblico, dei marciapiedi, e non solo nelle vie centrali, ma ovunque, oppure la mancanza di senso civico dei suoi cittadini, la mancanza di lavoro,  le troppe attività chiuse, i troppo giovani che vanno via. Insomma i “difetti” di una città, sono i problemi da cui non riesce a liberarsi.

E San Severo di problemi irrisolti ne ha tanti.

Forse amare San Severo, vuol dire vederla proiettata nel futuro, ad ogni costo, anche quello di sembrare ridicoli o anacronistici. Non so, se penso per esempio alla candidatura di San Severo come città della cultura, ho dei dubbi. Perché non posso fare a meno di chiedermi come sarà la città nel 2021? E fateci caso, i primi due mesi del 2020, sono già volati via, i problemi no, sono maggiorati. E allora mi chiedo, se sia anche solo ipotizzabile, che problemi endemici, che per anni non si è riuscito ad estirpare, spariscano nel nulla in una manciata di mesi. Allora, mi dico che è solo fumo negli occhi, e questo mi fa male. E sapete perché? Perché San Severo trabocca di cultura, e di gente che l’ama, e vorrebbe vederla risorgere, ma una simile candidatura, è un’arma a doppio taglio, e parecchio affilata. Vuol dire accendere una volta di più i riflettori su San Severo, e sebbene l’intento sia quello di mettere in luce, una volta tanto, la positività, come si può pensare che la parte d’ombra della città non venga anch’essa alla luce, quando tante volte ciò è già accaduto? Anche quando non c’era nessun evento particolare a fare da cassa di risonanza? Vedete, la cultura di una città, di una qualsiasi città, non è solo nei suoi teatri, nei suoi musei, nelle sue chiese, nei suoi palazzi storici, nelle sue associazioni culturali, la cultura di una città, è data anche dal senso civico. È nelle sue strade, nella vita di ogni giorno, nella capacità di promuovere le sue attrattive, conservando ma innovando le sue tradizioni. Si riflette nello stato delle sue strutture, pubbliche o private. E non basta abbellire il centro, e ripulirlo un po’, pensate a dove si trovano gli alberghi o i vari tipi di alloggio o i ristoranti, le pizzerie, disponibili a San Severo, sono tutti in centro o molti sono anche in vie secondarie e in stradine? E ora immaginate un ipotetico turista, che ha sentito di questa candidatura, a prescindere dall’esito che possa scaturirne, e decidesse di venire a San Severo, per capire meglio che città sia, come reagirebbe? Sicuramente rimarrà abbagliato dalla bellezza della sua storia, ma pensate che questa persona,magari proveniente da fuori, se ne ritornerà immediatamente a casa? Che si sazierà e disseterà solo di arte? Cosa succederebbe se invece decidesse di passeggiare per qualche stradina secondaria, perché da quelle parti c’è uno dei tanti posti in cui mangiare la cucina tipica? Anche la tavola è cultura quando parliamo di una città, e si trovasse una strada tappezzata di buche con i marciapiedi scoscesi, nella migliore delle ipotesi, o con pezzi addirittura staccati, nella peggiore? Per non parlare di erbacce ed altro? Vedete una città o funziona tutta o non funziona. Perché una città che funziona a metà, be’ non si può dire che funzioni. Ammettiamo per un momento che a questo turista rubino la macchina, quando lascerà la città che ricordo potrà mai averne? Sì è una città che potrebbe essere ma…non è. L’inciviltà è ovunque, e i furti capitano ovunque, ma purtroppo, quando tante piccole cose negative si fondono insieme, creano una montagna scura ed invalicabile.

Amare San Severo, vuol dire aprire gli occhi, anche se la realtà non ci piace, vuol dire svegliarsi, e cercare di abbattere quella montagna, altrimenti è inutile dire che San Severo è bella, perché lo è o meglio lo sarebbe, se non fosse che sotto il peso delle sue ombre e dei suoi problemi sta rischiando di divenire ogni giorno più brutta. Scrivere certe cose fa male al cuore, ma è l’unico modo di amare San Severo, portare avanti con tutte le forze ciò che è bello che è cultura, ma nello stesso tempo, puntare il dito contro ciò che non va. Vedete i bei musei la buona cucina, la cultura, da soli non bastano per fare una bella città, quando la parte in ombra è molto più visibile.

E siccome San Severo non riesce a ripartire, allora dovrebbero farlo i sanseveresi, magari rimboccandosi le maniche, e riscoprendo i motivi per amare la città, anziché distruggerla.

Circa l'autore

Marirosa Tomaselli

Marirosa Tomaselli, classe 1990, è una giovane scrittrice sanseverese, appassionata anche di teatro e scrittura teatrale, e di disegno. Ha partecipato a numerosi concorsi letterari, ricevendone riconoscimenti ed ottimi risultati. Da anni si occupa di un suo blog, personale nel quale pubblica i suoi lavori, poesie, racconti, alternati ad alcune sue opere pittoriche.

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