Dico “ senectus” per addolcire, alleggerire quella parola che suona così triste, pesante, quasi inaccettabile, e che la lingua latina rende invece più bella, aerea, quasi stesse a significare qualcosa di diverso da VECCHIAIA.
Ecco, la parola “triste e pesante” è comparsa, nero su bianco, perché realmente esiste, sia nel vocabolario della lingua italiana sia come fatto reale.
Anche se non mi decido ancora a credere che ……. sì, è arrivata, coi miei anni che infine mi hanno regalato anche alcuni acciacchi. Purtroppo. Ma continuo a non voler credere.
Il metodo per non crederci? I COLORI. Tutti i colori della terra, tanto che è nata la “ cromoterapia”, una tecnica terapeutica che permette di ritrovare l’equilibrio del corpo e della psiche proprio attraverso i diversi colori.
Ed esiste anche la psicologia dei diversi colori, che ” rileva il legame tra emozione e tonalità della luce“, mentre le neuroscienze studiano l’effetto dei colori sul nostro cervello.
Infine da alcuni specialisti di psicologia, esperti in “ intelligenza emotiva”, che hanno effettuato ricerche di laboratorio, è risultato che “ i colori guariscono, placano l’ansia, aiutano a concentrarsi, creano l’armonia”.
L’armonia, sì, l’armonia dei colori del mondo e della vita, che sono i colori del cielo e del mare e dei suoi meravigliosi fondali, i colori delle città e delle montagne e delle sabbie dorate del deserto, i colori degli occhi di coloro che incontro e degli abiti che indosso io stessa e quanti mi circondano, i colori dell’arcobaleno quando ingemma l’azzurro del cielo limpido e appena lavato, i colori dei campi e dei boschi in tutte le stagioni, coi verdi e gli azzurri che splendono al sole, coi gialli e i rossi dei tramonti che fanno sognare, col viola e l’arancio caldi e screziati che addolciscono l’aria, col bianco della neve e i blu della notte che profumano di sogni, con l’oro delle stelle e l’argento della luna.
” Ogni colore sprigiona la sua energia e ci viene incontro; può allungare su di noi i suoi raggi di luce o può proiettare le sue ombre, Ognuno si sente attratto da certe tonalità, e rifugge dalle altre” (Gaia Giorgetti).
” Ogni colore ha un profondo impatto sull’animo umano, sia a livello psicologico che a livello inconscio, perché possiede un linguaggio silenzioso che parla a ciascuno di noi e alla nostra anima.. Ed ogni singolo colore lavora su quattro livelli: il corpo fisico, quello emozionale, quello mentale e quello spirituale“.
Il ROSSO simboleggia la vita e la voglia di vivere, il coraggio, il fare.
Il VERDE è il colore del cuore e comunica empatia, saper capire l’altro.
Il GIALLO è il colore dell’autostima, e del potere personale.
Il BIANCO è il colore della luce. Chi ama il bianco ha tanta energia.
Il BLU è il simbolo della comunicazione, dell’intelligenza.
L’ARANCIO simboleggia giocosità e sensualità con l’arte di saper vivere.
Il VIOLA, simbolo di creatività, fa sbocciare le idee e dona originalità.
Tutti li amo questi colori del creato, colori che sono perfettamente presenti sui tanti tessuti più e meno pregiati con cui amo abbigliarmi e ammantarmi.
E m’illudo che i colori riescano a coprire, in vari modi, quella triste realtà che ho voluto definire “ senectus”, a cui purtroppo non si può sfuggire. Così continuo a vivere, a vivere circondata dalla levità e dall’armonia dei colori che cerco e ricerco ovunque, come gli abitanti del Perù o di Papua Nuova Guinea.
Sono invasa dai colori: dalla lunga gonna a fiori variopinti alla casacca lilla a fasce viola, dai pantaloni arancio al maglioncino verde mela, dall’abito color nocciola al camicione color fragola, dalla gonna blu notte alla giacca azzurro cielo o verde salvia o rosa fucsia o giallo limone, dalle tante belle sciarpe coloratissime che illuminano ogni giorno il mio cammino. E in questo coacervo di colori, la vita scorre, impregnata dei colori di tutte le cose del creato, perché la vita è un impasto di colori, anche se non tutti li vedono, non tutti ne godono e ne assorbono l’essenza e il valore.
E allora anche la “ senectus”, che si ritiene sia grigia e scialba, può quindi colorarsi quasi come la giovinezza, o almeno io m’illudo che ciò possa in parte avvenire, nonostante i malanni ad essa collegati, che purtroppo si presentano inaspettatamente.
Si verifica però un fatto nuovo, e quasi strano, ora che questa “ senectus” pare abbia deciso di invadere anche il mio campo: più spesso le persone mi cedono il posto se sono in autobus, mi danno il braccio per aiutarmi a scendere o salire le scale, si offrono per sollevare la mia valigia se sono in treno, mi raccolgono un qualsiasi oggetto che mi cade a terra, e persino mi chiamano “nonna”, convinti di farmi piacere, se mi soffermo con giovani che non mi conoscono. Segnali che mi portano a riflettere.
Sono forse le rughe che segnano il mio viso a parlare più di ogni altra cosa?
Non ci avevo mai pensato, né mai le avevo notato, ed ora mi pento di non aver mai usato creme di bellezza. Pazienza. Sarà per un’altra volta.