La pandemia da Covid19 evidenzia un colossale paradosso: ha colpito quella parte del mondo, Europa e Stati Uniti, in cui sono concentrate le prime venti industrie farmaceutiche e i tre quarti della spesa sanitaria.
Insieme, Europa e Stati Uniti, occupano le prime sei posizioni per contagi e decessi da Covid19.
Accostando, in termini di paragone, l’attuale Pandemia alle ultime precedenti, (Sars, Ebola, Hiv), ci accorgiamo che queste ultime non avevano toccato in modo così travolgente, la parte più ricca del mondo.
Dimostra, anche, che siamo stati, per molti anni, vulnerabili sulla cui pericolosità non eravamo affatto preparati.
Ne deriva che urge una riforma, specie sul sistema sanitario nazionale, in cui lo Stato abbia potere decisionale sulle discrasie delle 21 Regioni italiane per tutelare il diritto collettivo alla salute, alla difesa, all’istruzione.
Da questo emerge una contraddittorietà sontuosa, quella del rapporto fra libertà individuale e il diritto di difendere una comunità alla propria sicurezza.
Troppo labili sono le scelte sulla gestione del rischio per isolare possibili contagi di ogni genere. Le opposizioni politiche, purtroppo, non agiscono in questa direzione.
Roosevelt nel 1932, in un momento drammatico per il suo Paese, (Stati Uniti): “Ci deve essere una forte e decisa volontà politica per rispondere al terrore di un “nemico sconosciuto” che può farci perdere il controllo dell’emergenza”.
Esigenza di sicurezza che deve sostituirsi a quella della privacy per isolare e combattere possibili contagi di ogni natura.
Lo dimostra la realtà di oggi: una Regione decide o minaccia, autonomamente, di chiudere i propri confini, un’altra di anticipare le aperture seppur da sacrosante ragioni economiche.
I poteri dello Stato non possono essere discussi e poi “patteggiati” ad ogni legislatura. Ciò fa venir meno il senso e il valore della nostra Carta Costituzionale e la credibilità internazionale.
Michele Russi Padova
