La situazione sanitaria ed economica nel nostro Paese, oggi. è sottoposta a dura prova di buon senso (cum grano salis di Plinio Secondo, il Vecchio) e “de jure e de facto” (disposizioni derivanti dalla legge o dal Governo e altri enti).
Le nuove disposizioni del DPCM, a due mesi di “isolamento nelle abitazioni”, produce notevolii incongruenze, sotto molti aspetti.
La legge tutela interessi legittimi o semplici aspettative di fatto? Chi ha sale in testa, buon senso, è tenuto a contemperare esigenze di tutela della salute e salvaguardia dell’economia e del benessere del cittadino stesso.
Avviene invece che le ultime disposizioni, quelle della fase due del Covid19, tengano conto, in modo disarmonico, della prima esigenza molto importante per la tutela della salute, bene comune.
Molti soggetti istituzionali, relisiogi, politici ed economici, cominciano a dubitare che le disposizioni dell’ultimo DPCM siano giustificabili da entrambi i punti di vista, tutela della salute e dell’economia.
Qualche Regione, non solo del Nord, comincia a rendersi conto che non quadrano affatto le norme “de juris” con quelle “de facto”.
La disposizioni sull’esercizio del Culto e quelle sull’uso dei mezzi pubblici risultano, per fare un esempio, contrastanti. Le altre, quelle sull’aperture deile imprese altrettanto.
La sopportazione dei duri, seppur necessari provvedimenti per la tutela della salute, cominciano a non essere “credibili” dal cittadino che per tutelare la salute deve poi morir di fame e di stenti.
Secondo quanto appare, manca la giusta calibrazione fra visione scientifica e visione della salvaguardia degli interessi collettivi, l’economia.
Che la politica debba intervenire e subito è fuori discussione e non affidarsi, da parte di chi è costretto a governare di questi tempi, alle esclusive valutazioni scientifico. sanitarie.
Se non si interviene presto si rischia la ribellione di quanti chiedono l’applicazione del buon senso da parte del Governo.
Michele Russi Padova