Cerchiato in arancione: alloggio anteriore della scarpa troppo stretto che non garantisce sufficiente contatto e propulsione, determinando poi una serie di reazioni di compenso ascendenti a catena spiegate nell’approfondimento.
Il modello di scarpe che scegliamo dovrebbe essere adatto alla nostra particolare struttura morfo-funzionale e non il risultato di qualche moda bizzarra, che vogliamo seguire.
Il piede infatti, oltre ad essere il meccanismo di propulsione per eccellenza dell’organismo umano, è un importantissimo organo propriocettivo.
In ogni centesimo di secondo, informa il nostro cervello sulla posizione che il nostro corpo sta occupando nello spazio circostante; quasi allo stesso tempo il cervello reagisce inviando risposte motorie (appropriate) al fine di preservare l’equilibrio, garantendo che il nostro baricentro cada nella base di appoggio ed evitando pertanto di farci rovinare al suolo.
L’equilibrio è quindi quasi sempre preservato, a prescindere dal tipo di calzatura, lo sanno bene le donne che usano il tacco 12.
A che costo l’equilibrio è preservato ?
Spesso il prezzo di un paio di scarpe che non garantiscono buona stabilità e propulsione lo pagano ginocchia, anche e schiena.
In foto vedete Emma Watson (celebre attrice) che indossa un paio di scarpe inappropriate per molteplici aspetti. Senza addentrarci in tecnicismi sul paio di scarpe, possiamo osservare le conseguenze di second’ordine che hanno sulla postura della Watson mentre cammina.
- Il ginocchio “cade” in valgismo (come puoi osservare in foto) esasperando lo stress sul legamento crociato anteriore e sul collaterale interno, oltre che alterare la distribuzione del carico sul piatto tibiale
- La simmetria del bacino non viene più garantita (linea blu e rossa) e si può osservare l’emi-bacino destro ruotato anteriormente mentre il sinistro di converso ruota posteriormente e “cade”.
- La colonna vertebrale è costretta in una posizione non simmetrica e innaturale e non c’è bisogno di linee posturali, si osserva ad occhio nudo.
Questo assetto posturale dinamico garantisce sì un equilibrio (precario) sacrificando però la distribuzione interna ideale dei carichi.
Ma con quali ripercussioni ?
Prima di procedere, dobbiamo chiarire un aspetto:
il nostro sistema muscolo-scheletrico ha delle capacità di adattamento (a variazioni posturali e biomeccaniche) immense, quindi puoi tranquillamente uscire con delle scarpe inappropriate una tantum. Inoltre , se anche seguissi qualche moda che ti costringa a camminare con i trampoli, un’alterata distribuzione dei carichi (che sia graduale e progressiva) produrrà degli adattamenti compensativi che scongiureranno infiammazioni, lesioni e degenerazioni strutturali.
Per fortuna non siamo opere architettoniche (altrimenti cadremmo a pezzi) e la composizione della nostra struttura muscolo-scheletrica varia continuamente a seconda delle funzione che le assegnamo.
Questo concetto (della capacità di adattamento) è stato più volte affrontato da svariati fisioterapisti di fama mondiale, come Geoffrey Maitland e Shirley Sahrmann nel corso di diversi decenni.
Tuttavia una distribuzione dei carichi non ideale (protratta nel tempo) predispone a superare velocemente la quantità di sovraccarico tollerabile dalle articolazioni e anche modesti ulteriori cambiamenti (ormonali, posturali, del ciclo sonno/veglia, alimentari ecc.) possono esaurire questa capacità di adattamento “di riserva” ed ecco allora che insorgono fastidiosi disturbi muscolo-scheletrici.
Una paziente come la Watson che (forse) indossa frequentemente questa tipologia di scarpe potrebbe (il condizionale è d’obbligo) iniziare a soffrire di:
1. dolore e infiammazione alle ginocchia , 2. greater trochanteric pain syndrome (diagnosticata in Italia come pertrocanterite) 3. mal di schiena, oltre ai classici disturbi del piede come l’alluce valgo.