Quando ho iniziato a lavorare come fisioterapista libero professionista avevo paura di essere bocciato dai pazienti. Ero terrorizzato alla sola idea che il mio programma riabilitativo potesse fallire.
Ma poi mi sono reso conto di una cosa fondamentale: non dipende solo dal maestro avere dei buoni allievi.
Voglio dire che molti pazienti sono come gli studenti delle superiori, che si trovano a fine anno con un debito formativo da recuperare. Ne so qualcosa perché ho preso un bel debito in Greco, quando avevo più brufoli che barba e pensavo più a giocare a basket che a studiare materie pallose tipo Latino e Greco.
A quei tempi mi comportavo alla stessa stregua di alcuni pazienti che non risolveranno mai il proprio disturbo: andavo a caccia della soluzione magica al mio problema; e così compravo il vocabolario “proibito” dei verbi irregolari (anziché studiare) o cercavo di scopiazzare qualche compito in classe e di trovare la versione on-line, con qualche parola chiave su Google quando stavo a casa. Erano comunque operazioni che richiedevano tempo e fatica….
Tempo e fatica che, se avessi fatto fruttare studiando seriamente, mi avrebbero forse risparmiato fastidiose seccature come il dover andare a ripetizione di Greco ad Agosto con 35 gradi all’ombra….
Però la lezione l’ho appresa presto e ho capito che non ci sono scorciatoie per ottenere risultati degni di nota.
Noto invece una parte di pazienti, che classifico come R (rimandati a settembre), che sono ancora alla ricerca di scorciatoie. Si dimenano cercando soluzioni straordinarie che si rivelano poi cocenti delusioni. Li vedi come poveri diavoli, sempre affannati a caccia di soluzioni magiche: creme, cremine, antidolorifici, macchinette, metodi miracolosi, la nuova disciplina orientaleggiante, quando invece avrebbero bisogno soltanto di seguire il programma riabilitativo concordato in studio. Basterebbe solo un po’ di aderenza alle sedute manipolative e all’esercizio terapeutico proposto.
L’altro atteggiamento classico dei “rimandati a settembre” è che quando spiattelli loro la realtà nuda e cruda in faccia e il percorso da intraprendere ti guardano come per dire “Niente soluzione magica?”. Del resto sono stati educati al sensazionalismo pubblicitario del prima e dopo e ai testimonial da campagne marketing. Quindi i rimandati non solo cercano la scorciatoia ma la pretendono. Il fallimento del programma riabilitativo è insito nella loro psicologia. Iniziano con grande entusiasmo la prima e la seconda seduta, guai però se il caso è complesso e la strada è in leggera salita, se devono neccessariamente seguire un programma di esercizi anche a casa, se la riduzione dei sintomi è lenta se devono cambiare stile di vita… Allora puoi stare certo che mollano tutto e che iniziano a declinarti le scuse in Latino, Greco e Aramaico antico sul perchè non possano farcela: il tempo, la famiglia, il lavoro e così via.
Da quando ho avviato il progetto Fisio@RT, ho investito gran parte del mio tempo per trovare metodi e strategie formative efficaci nel rendere i miei pazienti autonomi nel percorso di miglioramento, attualmente sto cercando di accogliere meno pazienti R possibile in studio, per non distogliere la concentrazione dai pazienti che vogliono davvero risolvere il proprio problema. Ci sono dei sottili indizi (che preferisco non svelare) che mostrano fin da subito che stai parlando con un paziente R.
Non ho trattato quindi mai i miei clienti come consumatori di cicli di fisioterapia (mi sarebbe bastato propinare la soluzione magica) ma come studenti. Sì perché la formazione non potrà essere mai sostituita da alcuna manovra in studio, in quanto gran parte dei disturbi sono causati da movimenti errati ripetuti e posture mantenute o da una riduzione dei livelli di attività, non dico tutti ma un buon 70%. Sono quindi disturbi correlati ai modi di vivere del paziente… In studio tratto muscoli, articolazioni e nervi, elimino fastidiosi sintomi ma non posso correggere lo stile motorio del paziente e le sue abitudini di movimento. Posso fornire la chiave interpretativa del disturbo, indicare la strada da percorrere, “sbloccare” qualche articolazione ma non posso sostituirmi al paziente nel lungo termine.
Ho creato così manuali cartacei, programmi, video privati e semplici sistemi di tutoraggio integrativi che neutralizzano le tendenze disfunzionali di movimento, correlate agli specifici disturbi presentati.
Ultimamente sto cercando di diventare un “mezzo psicologo” (mi perdonino gli psicologi veri) per cercare le leve giuste da azionare e mettere così a lavoro anche il paziente più pigro, quando si trova poi a casa con gli esercizi assegnati e i video.
“Quando sai cos’hai, come valutarlo giorno per giorno e cosa fare e non fare è molto semplice migliorare, ma ti devi impegnare, la fisioterapia diventa così quasi una nuova disciplina in cui cimentarsi ” Queste sono le testuali parole di un paziente con cui ho avuto un bel po’ di incomprensioni all’inizio, ma che poi è riuscito insieme a me a risolvere il suo problema e da cui ho tratto spunto per la stesura di questo articolo.
Devo comunque ammettere che il mio sistema di trattamento non è convenzionale, almeno nei sistemi di insegnamento. Presuppone una forte motivazione da parte del paziente, poichè la cura inizia solo in studio ma prosegue nella sua vita quotidiana: da quando si infila le scarpe al mattino fino a quando si spoglia e si mette in pigiama alla sera.
Penso però che ne valga la pena, perché mentre un libro di Greco lo si può buttare in qualche scaffale ad impolverarsi, la propria schiena, il proprio collo e le proprie articolazioni invece no… E la brutta notizia è che ci sono debiti che non possono essere recuperati in Fisioterapia. Quando si superano i 60 anni, alcuni disturbi diventano stati cronici e si migliora davvero poco, anche con le migliori intenzioni.
Conviene quindi imparare fin da giovani a prendersi cura delle proprie articolazioni e ritornare a godere di una buona salute muscolo-scheletrica, per fare poi col proprio corpo ciò che si vuole e senza dolore per tutta la vita.