Il legame tra Salvatore Villani, volto tra i più rappresentativi del Gargano, e la musica di tradizione orale affonda le sue radici sin alla sua infanzia, quando, in quel di Rignano Garganico, era tradizione tenere in casa cerimonie per battesimi, fidanzamenti e matrimoni e all’aperto feste paesane, nel rispetto delle ritualità calendariali, con la cosiddetta musica di ‘barberia’ –aveva solo dodici anni, quando Salvatore già vi partecipava come cantore e musicista–.
“Ergo, la mia esperienza, con la musica e il ballo tradizionale, è avvenuta nell’occasione-funzione, come lo è sempre stato nella tradizione, in un periodo in cui la ritualità era ancora espressa senza fingimenti pseudo-fokloristici, enalistici o stilizzazioni revivalistiche”chiarisce l’artista ed etnomusicologo.
Passano gli anni e nel 1982 si iscrive a Lettere e Filosofia all’Università di Bologna, in Discipline delle Arti, della Musica e dello Spettacolo –DAMS–, spinto dalla voglia di approfondire lo studio della musica contemporanea, sotto la guida di Franco Donatoni e Aldo Clementi, a cui affiancherà lo studio dell’etnomusicologia con Roberto Leydi, per non dimenticare le proprie radici culturali.
Fondamentale per la sua formazione etnomusicologica è stato quindi l’incontro col professor Leydi, grazie al quale si consolida il suo rapporto con la musica di trazione orale, realizzando ricerche, studi e pubblicazioni; pur non disdegnando la musica colta.
Centrale lo studio degli strumenti di musica popolare e della chitarra battente, attraverso l’ascolto didattico di registrazioni realizzate a partire dagli anni Cinquanta del secolo scorso sul Gargano, come quelle del 1966 realizzate a Carpino da Leydi e Carpitella, che custodivano le versioni originali di famosi sonetti e voci, come ‘Accomë j’èja fa’ p’amà ‘sta donnë’, su ritmo di tarantella ‘Alla mundanarë’, cantato da Andrea Sacco, e di altri classici interpretati dai “Cantori e musici di Carpino”.
“Finita la lezione mi avvicinai al professor Leydi e, da chitarrista, gli proposi il titolo della mia tesi di laurea sulla chitarra battente nel Gargano, che lui accettò senza esitazione. Dopo la laurea, Roberto mi convinse a pubblicare parte della mia tesi, con la sua premessa, nei ‘Preprint Musica’ del Dipartimento di musica e spettacolo dell’Università degli Studi di Bologna, e di diventare suo collaboratore. Gli sono stato accanto fino alla sua morte, avvenuta nel febbraio del 2003, quando aveva in progetto di farmi tenere delle lezioni sulla mia ricerca etnomusicale in Chiapas,Messico, alla Scuola di Alti Studi Umanistici di Bologna, diretta da Umberto Eco” aggiunge Villani.
Figlio di pastore e contadino, e di un sapere tramandato oralmente da tutelare e condividere con le nuove generazioni nella sua lezione originale, Salvatore Villani si pone da sempre al servizio della cultura popolare e di quella che una volta era definita “classe subalterna”, lontano da un’idea divistica o commerciale della musica tradizionale, per trasmettere in toto i canti, gli strumenti musicali, il ballo, le fiabe, i racconti, le storie, la cucina, l’organizzazione sociale, i rapporti interpersonali, le dinamiche psicologiche individuali e collettive, il rapporto con il territorio di appartenenza, etc…
Consapevole che la riproposta è altra cosa rispetto all’ascolto delle registrazioni sul campo realizzate a partire dal 1954, considera la sua riproposizione carica di un nuovo significato, portatore e testimone degli insegnamenti dei maestri della tradizione, soprattutto a vantaggio dei più giovani e del loro bisogno di identità culturale, pensando in particolare a chi costretto a lasciare i propri paesi d’origine si ritrova in contesti sociali nuovi dove primeggiano consumismo, massmedialismo e liderismo, con la ricerca del successo a ogni costo, condizioni che finiscono per stravolgere le basi della tradizione, trasformandola e semplificandola per i gusti del pubblico.
Oltre alla mera riproposizione, Villani trasmette il sapere acquisito in quasi quarant’anni di ricerca in istituzioni accademiche, università e associazioni culturali in Italia e all’estero, partecipando a convegni, dibattiti, incontri, e tenendo stages, conferenze, lezioni-concerto, ben consapevole che l’etnomusicologia per sua natura, a differenza della musicologia, s’interessa di tutte le musiche del mondo, compresa quella colta occidentale – tanti infatti gli esempi di grandi compositori che hanno utilizzato musiche della tradizione orale: Mozart, Beethoven, Bartók, Kodály, Stravinskij, De Simone, Marini, etc.Auspica, pertanto, che l’insegnamento di etnomusicologia entri a pieno diritto nei Conservatori, negli Istituti Musicali Italiani e in tutte le Università, come già avviene in altre nazioni.
Tra i suoi progetti caposaldo c’è l’Associazione Culturale “Centro Studi Tradizioni Pugliesi” –CSTP– costituita il 25 ottobre 2008 e comprendente il Centro Studi di Tradizioni Popolari del Gargano e della Capitanata –CSTPG– che si propone di esercitare, promuovere e valorizzare tutte le forme di attività di ricerca e studio nei suoi molteplici aspetti, aventi come fine la crescita della personalità umana e la sua educazione culturale nel rispetto delle radici e delle tradizioni, con un’intensa attività di ricerca, archiviazione e divulgazione – anche al fine di valorizzare il patrimonio culturale assieme agli artisti locali.
Tra le figure storiche di cui Salvatore Villani si è occupato va senz’altro ricordato Domenico Corigliano, compositore colto nato a Rignano Garganico nel 1771. Vissuto Napoli, a cavallo tra la fine del Settecento e la prima metà dell’Ottocento, è stato amico di Mayr, Rossini, Donizetti, Bellini. Ha avuto fama e onori in tutta Europa con le sue romanze da salotto.
Dalla ricerca sul compositore nascono il 1° volume della “Collezione completa di quindici cantatine per soprano e pianoforte” del 2009, ora in ristampa, gli “Atti del Convegno” del 2016, il CDBOOK “Domenico Corigliano (1771-1838). Cantatine, Ariette, Duetti” del 2018 –tutti curati dal Villani per il Centro Studi Tradizioni Pugliesi e la casa discografica NOTA di Udine.
Ma dalla musica all’artigianato il passo è breve e porta alla storica liuteria, cardine della cultura musicale tradizionale.
“Fondamentale per il prosieguo delle tradizioni è la costruzione degli strumenti musicali artigianali” ci ricorda Villani. “Il reperimento di strumenti del passato e il contatto con gli ultimi depositari di questo sapere, come Rocco Cozzola di Carpino, Francesco Crisetti di San Giovanni Rotondo, i fratelli Ciociola di Monte Sant’Angelo, la famiglia Borraccino di Cerignola, già a partire dalla fine del Settecento, e attualmente Pasquale Siena, sempre della città di San Pio, hanno dato la possibilità di poter ricostruire fedelmente gli strumenti delle tradizioni musicali del Gargano” sottolinea l’etnomusicologo, che dalla tradizione orale e dalla musica colta passa con naturalezza alla sperimentazione e alla contaminazione.“Credo, in verità, che la musica tradizionale non debba essere eseguita solo come un mero ricalco delle registrazioni originali, come faccio durante le mie lezioni-concerto, ma debba essere rinnovata con i nuovi linguaggi musicali e secondo la propria cultura e sensibilità musicale. Utilizzo spesso frammenti ritmico-melodici della tradizione anche nelle mie composizioni colte contemporanee, come hanno fatto tanti altri prima di me, ricordo tra questi: Béla Bartók, Giovanna Marini e Roberto De Simone” spiega l’artista, autore del nuovo disco “Vecchio Stile. La pizzica-pizzica dal Gargano al Salento”, in cui non manca di omaggiare l’indimenticato Maestro Matteo Salvatore.
Non certo un disco di riproposta fedele della musica di tradizione orale, tranne alcune tracce per omaggiare gli insegnamenti dei suoi maestri della tradizione, nella convinzione che la cosiddetta ‘musica popolare’ debba esprimersi solamente nell’hic et nunc,come lo è sempre stato: musica funzionale al rito. A spronarlo su questa strada e a realizzare il disco con la sua voce è stata Giovanna Marini, già durante la sua prima venuta sul Gargano nel 1998.
Un CD in cui si rende omaggio ai cantori e suonatori tradizionali, maestri indiscussi della sua formazione nei quasi quarant’anni di ricerca sul campo, fondamentali per la sua crescita umana e culturale. L’album curato da Ciro Iannacone per l’AMP Studio di San Marco in Lamis e pubblicato dalla NOTA di Udine, vede la partecipazione di musicisti di fama internazionale come Teo Ciavarella, Massimiliano Morabito, Giancarlo Paglialunga e Mauro Semeraro.
Di particolare valore l’ultimo brano del disco “Amico Giorgio-Mik Gjergj” (di cui ha scritto testo e musica, tranne per tre piccoli interventi della tradizione albanese) per ricordare Giorgio Ruberto, suo caro amico di Chieuti, venuto a mancare prematuramente.
Un viaggio nella memoria e nell’anima della sua terra e delle sue genti quello di Salvatore Villani, sicuro approdo e lascito per le future generazioni e per tutto il suo pubblico.
In conclusione ci vuole salutare con due brani –uno della tradizione orale e uno della tradizione colta–: “Mméz’a ‘sta chjazza cè natë nu giglië” di San Nicandro Garganico e “Giuro a quei lumi” per voce di tenore e chitarra di Domenico Corigliano, nella riduzione di Muro Giuliani.
- Mméz’a ‘sta chjazza cè natë nu giglië –In mezzo a questa piazza è nato un giglio–
Salvatore Villani voce e chitarra francese ‘Carmelo Catania’, Mauro Semeraro mandolino
Mméz’a ‘sta chjazza cè natë nu giglië
tantë jè l’addórë ca nën cë pò passà
stéva ‘na mamma tënéva ‘na figghja
më l’hava pruméssë e nën më la vo’ dà
Rit. Vóca barchétta e vóca ‘ndò marë
la mià Rusina la vaj’a truà
la vaj’a truàjë la vaj’a vëdé
a fa’ l’amórë chë gran piacè
Mo’ cë në jamë cantannë e sunannë
mo’ të la pòrtë ‘na nóva canzóna
së cë n’addóna la mamma e la sórë
mo’ cë në vèjë lu prim’amò’
Rit.
Passë e rëpassë e l’uva n’è matura
[ind’a ‘stu corë cë ‘sta ‘na puntura]
cë sim’amatë da picculë ‘uagliulë
cë simë vëlutë cj’avima pëgghjà
Rit.
In mezzo a questa piazza è nato un giglio/ tanto è l’odore che non si può passare/ c’è una mamma che ha una figlia/ me l’ha promessa e non me la vuole dare// Vai barchetta e vai nel mare/ la mia Rosina vai a trovare/ valla a trovare e valla a vedere/ per far l’amore con gran piacere// Ora andiamo cantando e suonando/ ora ti porto una nuova canzone/ se poi se ne accorgono la mamma e la sorella/ ora se ne viene il primo amore/ Passo e ripasso e l’uva è matura/ dentro a questo cuore c’è una puntura/ ci siamo amati sin da piccoli/ ci siamo voluti bene e ci dobbiamo sposare.
- Giuro a quei lumi
Da: “Tre Ariette / Per voce di Tenore / Con accomp.to di Pianoforte / Musica / Del
Cav. Corigliano di Rignano/ ridotte con accomp.to di Chitarra// Dal Sig.r Mauro Giuliani”
Tenore e chitarra classica: Salvatore Villani
Giuro a quei lumi
che tanto adoro
che ti amerò
mio caro ben
infin ch’io moro.
Sol per quel labbro
sol per quel ciglio
pace non ho.
Numi, pietà,
Numi, consiglio.
Salvatore Villani è presente su Facebook con pagina dedicata: https://www.facebook.com/salvatore.villani.14/