I pazienti sono spesso impossibilitati a tornare nella posizione di partenza (blocco antalgico) che esaspererebbe severità e irritabilità della sintomatologia.
In questi casi clinici acuti è importante differenziare le strutture da cui è originato il sintomo per fornire le istruzioni più utili al paziente, al fine di velocizzare la risoluzione della sintomatologia dolorosa e impedire la cronicizzazione e la kinesiofobia che spesso sono debilitanti.
Le principali strutture anatomiche che possono dare origine a questo quadro clinico di dolore acuto sono 3:
- Disco intervertebrale. Il paziente, attraverso uno sforzo improvviso (spesso piegandosi in avanti) e a cui la colonna non era preparata, ha lesionato il disco intervertebrale. Il dolore è costante e severo e può irradiarsi fino alla natica o lungo la coscia (sciatalgia), se c’è irritazione della dura madre (meninge) o del nervo sciatico. Di solito si esaspera provando a tossire (manovra che fa incrementare la pressione intradiscale) e diminuisce a riposo sul fianco (riduzione della pressione intradiscale). Nota bene: In questi casi il dolore è di solito profondo a fascia trasversale su tutta la porzione lombare.
- Articolazione zigoapofisaria L3-L4 o L4-L5 (faccettale) . Il dolore trafittivo di origine faccettale compare spesso con un meccanismo traumatico/distorsivo caratteristico. Il paziente ruota la schiena ad alta velocità con scarsa precisione di movimento; ne risulta o un’alterata artrocinematica che stira la capsula articolare (finemente innervata dal ramo dorsale) oppure una vera e propria distorsione. Nota bene: in questi casi il dolore ha la dimensione del polpastrello del pollice è trafittivo e compare sulla sola faccetta articolare interessata (su un solo lato), spesso questo blocco antalgico interessa sportivi come tennisti e golfisti che ruotano velocemente la propria colonna.
- Erettori spinali: muscoli erettori spinali molto contratti possono di per sè “bloccare” la schiena, in quanto un tono abnorme di questa muscolatura mette in compressione tutte le strutture della colonna lombare. Ne risulta un dolore improvviso e protettivo diffuso a fascia longitudinale che non ha nessuna correlazione con danni strutturali, ma comunque molto debilitante. Nota bene: in questi casi il dolore è spesso correlato ad una attività sportiva che ha sovraccaricato le strutture miofasciali lombari.
In ognuno di questi 3 casi si devono adottare manovre fisioterapiche di terapia manuale appropriate e di grado minimo per ridurre il dolore e facilitare il movimento. I trattamenti dovranno tenere conto infatti, oltre che delle strutture anatomiche coinvolte, anche di parametri quali l’irradiazione del dolore, la sua severità e intensità e le condizioni patomeccaniche associate che controindicano manovre e fanno propendere invece per strategie alternative di intervento.
Controindicato l’autotrattamento e i tutorial che, oltre a non favorire un corretto inquadramento fondamentale anche per escludere malattie più gravi, può far peggiorare significativamente la sintomatologia dolorosa e aumentare disagio e disabilità.