Opinione

Crisi economica e criminalità: Tra manifestazioni rituali e iniziative effimere

Scritto da Franco Lozupone

Ormai i sanseveresi si stanno purtroppo abituando alle azioni criminali, sempre più spavalde. Tutti ritengono che si tratti di una mera questione di ordine pubblico, di controllo del territorio, di strategie investigative, di maggior numero di forze dell’ordine. Certamente è anche questo.

Il Procuratore della Repubblica ha lamentato l’ampiezza del territorio provinciale e l’inadeguatezza delle strutture investigative e giudiziarie. Chi scrive già oltre venti anni fa, anche pubblicamente, ebbe a evidenziare tale deficit, evidenziando inoltre che il dilagare della delinquenza avrebbe messo in ginocchio l’economia locale, allontanando importanti investimenti e iniziative commerciali da questa zona. Vox clamans in deserto! Ora il nostro territorio si è “gomorrizzato” , e molte persone che lavorano onestamente e si prodigano per risollevarlo si sentono umiliate.

Si parla di mafia, lotta alle mafie, manifestazioni che vanno fatte e poi tutti se ne tornano a casa. E tutto resta come prima. Anzi tutti sembrano vivere come se nulla fosse accaduto. Ognuno pensa agli affari propri..sino a quando non viene toccato in prima persona.

Certo, vi sono molti disoccupati, non si trova lavoro, vi sono sacche di emarginazione, l’economia è in crisi permanente e, soprattutto, non si vedono spiragli per il futuro. Insomma, non è semplice essere fiduciosi.

Basta vedere le nostre strade, piene di pensionati, di gente avanti ai bar e di nullafacenti, che poi se la prendono pure con gli indispensabili immigrati, forza vitale per la nostra terra. La maggior parte delle famiglie vive con gli stipendi del posto fisso o di modeste rendite agricole. Certo, ci sono commercianti, ma molto meno di qualche decennio fa. Se non vi fossero scuole e uffici pubblici sarebbe davvero un dramma.

Desidero però richiamare l’attenzione su qualcosa che, a mio avviso, costituisce la causa primaria di quanto sta accadendo. Mi riferisco a una subcultura diffusa, generata da una ignoranza stratificata che si riconosce in alcuni comportamenti, quali per esempio l’omertà, la divisività, la gelosia, l’invidia, il chiacchiericcio e il sospetto distruttivo e, ultimo ma non ultimo, il contrasto dell’autorità (scolastica, politico-amministrativa, all’interno degli enti e delle organizzazioni, ovunque). In quasi tutti i contesti, il più delle volte sotto traccia ma anche de visu, vengono imbastite queste trame. Ci siamo mai chiesti come mai abbiamo centinaia di associazioni, molte spesso con le medesime finalità? Perché ognuno si fa la propria e vuole essere chiamato presidente, e non vuole condividere con l’altro il proprio ambientino..chiuso? Duole doverlo riconoscere, ma una società del genere produce i fenomeni a cui stiamo assistendo, e ciò non deve stupire. Perciò fa male notare a volte le prime file di alcuni cortei, si resta quasi increduli..

Ma forse, nella disamina, è meglio fermarsi. Un’ultima osservazione: evitiamo iniziative pseudo culturali effimere, che stridono con quanto sta avvenendo e diamoci da fare per la legalità, ma non a chiacchiere. Spieghiamo ai ragazzi che la cultura della legalità parte dai piccolissimi gesti. Dal rispettare l’altro, dal non urlare, dall’aiutare l’altro, dal  tenere pulita la Città, dal rispettare il verde, dal non sporcare con i cani, dall’aprirsi e non chiudersi al prossimo, dal non sobillare, dal non seminare zizzania e tanti tanti altri comportamenti, che forse proprio già nelle scuole andrebbero non soltanto declinati ma sperimentati, con tolleranza zero. Che senso ha imparare, laddove tale risultato venisse raggiunto, qualche elemento di matematica se poi la scuola sforna veri e propri animali..diplomati ma incapaci di vivere in un consesso civile?

Cerchiamo pertanto di offrire una testimonianza migliore alle nuove generazioni, e soprattutto aiutiamole a rispettare gli altri e ad abbandonare l’ignorante e sprezzante prassi dei troppi, che quando vengono a contatto con una qualsivoglia autorità,  la affrontano con la nota espressione “e tu chi a si..”.

                                              

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Franco Lozupone

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