Andrà tutto bene, tre parole che continuiamo a ripeterci come un mantra. Tre parole a cui abbiamo bisogno di credere per dare spazio alla speranza e non permettere alla paura di inondarci, perché questa emozione chiamata paura esplode in maniera automatica, a volte anche senza esserne coscienti ed in alcuni casi si trasforma in panico.
E’ l’emozione che in questo periodo ci accomuna, che troppo spesso ci fa sussultare per un colpo di tosse, un leggero raffreddore o peggio per qualche linea di febbre.
Condividiamo un incubo, ci muoviamo al buio come quando di notte, spaventati, confondiamo un cespuglio con un lupo.
Siamo minacciati da un nemico invisibile, un virus sconosciuto che ci parla di morte e che ci ha costretto a rifugiarci nelle nostre case, abbandonando il lavoro, la vita sociale e in alcuni casi i nostri affetti.
E’ psicologicamente importante vivere le nostre case non come luogo di rifugio ma come l’estensione materiale di noi stessi e della nostra famiglia.
Non dobbiamo sentirci rintanati ma protetti dal luogo dei sogni e dei ricordi, dove siamo nati e cresciuti, dove siamo diventati genitori, abbiamo conosciuto il vagito dei nostri figli, li abbiamo visti crescere per poi partire.
Non va dimenticato che questa emozione che oggi viviamo così forte e pressante, nei giusti limiti è fonte di protezione. E’ l’emozione che da sempre ci aiuta a crescere e a raggiungere nuovi obiettivi senza incorrere in gravi pericoli.
Oggi, come sempre, la paura serve a ricordarci di rispettare le regole, ma quando siamo a casa dobbiamo permettere ai nostri pensieri di saltellare tra emozioni positive che non rabbuino i nostri sguardi, non ci rubino i sogni e non spengano il sorriso dei nostri bambini.
Supereremo tutto questo, ma intanto dobbiamo imparare a coltivare la pazienza, la fiducia e la prudenza.
I più piccoli devono continuare a vederci sereni, devono pensare che i genitori sono “ onnipotenti “, che con loro sono al riparo da ogni pericolo, che saranno sempre lì per rassicurarli, per asciugargli le lacrime e colmarli di carezze.
Non è coraggioso chi non ha paura, ma chi la paura l’affronta, e questo deve essere il tempo dell’ascolto del dolore condiviso che ci unisce e non ci fa sentire soli.
Un pensiero speciale va rivolto alle persone che continuano a lavorare, alcuni per scelta altri per dovere o per costrizioni, uomini e donne che ogni giorno affrontano il pericolo per permettere agli altri di restare al sicuro nelle loro case, rinunciando, a volte, all’affetto dei loro cari, come gli operatori sanitari.
Li chiamiamo eroi, ma sono persone che ogni giorno coltivano la certezza che
ANDRA’ TUTTO BENE, perché i pensieri positivi creano cose straordinarie e quei gesti che in situazioni di normalità sono grandi, in situazioni di emergenza diventano straordinari.
Ricapitolando
E’ normale, in questo periodo, sentirsi un po’ agitati perché la paura è un’emozione che diventa tanto più grande quanto più è sconosciuto il pericolo che dobbiamo affrontare.
Il COVID-19 è un pericolo subdolo, e la paura sta lì per ricordarci che dobbiamo stare attenti, dobbiamo stare a casa e non correre pericoli inutili.
Ricordiamo quando da bambini ci è stato insegnato ad attraversare la strada da soli:
- Fermati sul marciapiede;
- Guarda da una parte e dall’altra;
- Non avere fretta e attraversa solo quando non vedi alcuna macchina all’orizzonte;
- Si passa solo con il verde.
Come ci batteva forte il cuore la prima volta che abbiamo dovuto farlo da soli, avevamo tanta paura, una paura sana che ci ricordava di rispettare le regole.
Ricordiamo, anche, come eravamo felici quando da soli raggiungevamo il marciapiede di fronte, ci sentivamo soddisfatti, fiduciosi e da quel momento dimenticavamo la paura e indossavamo la gioia.
Tutto questo ci accadrà anche oggi, ma dobbiamo essere pazienti perché la strada da attraversare è molto larga e infida, ciononostante, con la giusta prudenza, raggiungeremo il marciapiede di fronte dove ritroveremo tutto quello che abbiamo lasciato.
Pertanto, impariamo a dare il giusto peso alle emozioni che proviamo e ricordiamo che fino a quando saremo in casa tutto andrà bene, non ci ammaleremo e torneremo a sentire il profumo della serenità e dell’equilibrio.
Siamo in quarantena da un tempo sufficientemente lungo per sapere che siamo sani e continuando a rispettare le regole lo resteremo.
In questo periodo, la nostra casa è il nostro mondo e in questo piccolo mondo continuiamo ad avere il mal di testa, il mal di schiena, il raffreddore ma questo non significa che ci siamo ammalati di COVID-19.
Ripetiamocelo ogni volta che non ci sentiamo al meglio e soprattutto ricordiamocelo quando i bambini non stanno bene, loro fortunatamente sono a casa da tanto tempo pertanto ogni forma di malessere, ogni linea di febbre è del tutto normale, è la solita febbre che ogni bambino ha e che ogni genitore cura con la tachipirina.
Non nutrite i vostri pensieri di ansia, perché l’ansia, nella nostra mente, rende reale ciò che non lo è.
Siamo sani, i nostri bambini sono sani e restando a casa lo resteremo, seppure più stanchi, stressati e con la casa in disordine.
Più delicata è la situazione delle persone che continuano a lavorare, e più di tutti degli operatori sanitari, dal primario all’ooss.
Uomini e donne che ogni giorno possono incontrare il nemico e temono di contagiarsi, sono i nuovi eroi di questa guerra, quelli che vanno al fronte, ogni giorno in prima linea, seguiti dalle forze dell’ordine e da tutti coloro che si occupano dei beni di prima necessità, chiedendoci in cambio solo di restare a casa per non propagare il contagio.
Tra di loro ci sono persone che quando tornano a casa rinunciano ad abbracciare i loro figli o a dormire nei loro letti per paura di contagiarli.
Non lasciamoli soli, facciamoli sentire amati ed accettati, hanno bisogno di essere ascoltati e rassicurati, hanno bisogno di poter esprimere i loro sentimenti e le loro paure.
Facciamo in modo che questo accada.
Se volete parliamone, chiedete, fate domande e avrete risposte.
Dr.ssa Lucia Cusano
Psicologa, Psicoterapeuta