Matteo Grifa, manager e musicista sanseverese, da sempre appassionato chitarrista e cultore musicale, si è rivelato senz’altro uno dei più autentici interpreti di Matteo Salvatore, quel cantore di Apricena che grande ha reso la canzone di Capitanata dagli anni ’60 in poi, in Italia e nel mondo, cantando le vicende popolari della civiltà contadina.
Negli ultimi anni, soprattutto dopo la dipartita del cantautore, avvenuta il 27 agosto 2005, non si contano gli spettacoli di solisti o di band che ripropongono il suo repertorio, costituendo un caleidoscopio di volti, voci e suoni in cui Matteo Grifa riesce con forza a ritagliarsi un proprio ruolo, distinguendosi per grinta ed autenticità. Sembra infatti di riascoltare e rivedere il cantore di Apricena quando Grifa, chitarra in pugno, intona le sue canzoni.
“Ho sempre cantato Matteo Salvatore, sin da ragazzo. Seguivo mio padre nel suo lavoro di installazioni microfoniche, e spesso mi sono ritrovato sotto il palco. Vedevo questo arstista che cantava e suonava la chitarra, subendone il fascino. Forse proprio a Matteo Salvatore devo la mia grande passione per la chitarra, che ho sempre coltivato, studiando tra le diverse tecniche anche quelle dei suoi brani. Poi con grande soddisfazione l’abbiamo rivisto il Rai. Matteo cantava la vita contadina, la dura fatica del bracciante insieme agli stornelli di vita popolare. Qualcuno lo ha definito il cantore dei poveri, perchè la povertà era il suo mondo” ricorda Grifa.
Approdato a Roma, Salvatore viveva come tanti altri emigranti nelle baracche, sbarcando il lunario con lavori di fortuna e con la “posteggia”, cioè cantando tra i tavoli dei ristoranti romani: ha fatto tanti sacrifici e conosceva la povertà di cui parlava nelle canzoni.
Un mondo che appare dimenticato quindi quello riproposto dalla voce sanseverese nella opulenta società del benessere, ma è importante per Grifa che i giovani sappiano, che conoscano la storia e le loro radici anche attraverso le canzoni dialettali, lieto della collaborazione con i figli Gianni ed Anna.
Sostenitore di un revival dialettale nato negli ultimi quindici anni come naturale contraltare alla globalizzazione, Grifa si rende protagonista insieme ai suoi musicisti e agli amici che lo sostengono, di un localismo che vede di nuovo al centro il dialetto di Capitanata, la cultura contadina e quella artigiana.
Ma non si pensi che Grifa si regali al pubblico. Attento alla selezione dei brani da riproporre, non vuole dare un’idea scontata di Matteo Salvatore. Così accanto ai più popolari ripropone brani da intenditore, vere e proprie chicche che celano l’animo più nascosto e poetico del cantore di Apricena, nell’idea che sia giusto raccontare, insieme alla simpatia delle “storielle”, la sofferenza e la povertà vissute dalle precedenti generazioni.
Forte anche il suo rapporto con il Gargano tanto caro a Salvatore, l’artista sanseverese da vita alla collaborazione con I Cantori di Carpino, nel progetto “Matteo Salvatore incontra I Cantori di Carpino”, con cui tiene alcuni concerti in cui la melodia e i testi dell’apricenese si fondono alla tradizioe e ai ritmi garganici.
Tanti gli spettacoli tenuti in locali e piazze della provincia, sempre con ottimo gradimento ed alta affluenza di pubblico, conquistando anche il difficile palco di Casa Matteo Salvatore ad Apricena, senza dimenticare quello splendido del Teatro Verdi di San Severo – confidando che si conservino sempre vivi il ricordo e la canzone di Matteo Salvatore, tanto da poterli riproporre negli anni a venire, facendo liete le piazze e la gente della nostra terra con il dialetto in musica.
E così, in attesa di riascoltare Matteo Grifa nelle caratteristiche locations della Capitanata, riproponiamo di seguito alcuni estratti da suoi concerti.
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